Siamo lieta di annunciare questa mostra
Gianna Parisse
Brevemente Risplendiamo sulla Terra
a cura di Nicoletta Provenzano
10 aprile – 31 maggio 2025
Traversando un bianco fatto di silenzio e di memorie, le tracce labili di una materia del vivere emergono quasi sussurrate dai confini del tempo e dello spazio, sospese in un eterno svanire che pure le tiene legate all’esistenza come fulgente e opaco abbaglio di luce, segno di un’assenza divenuta presenza appena di passaggio.
La mostra di Gianna Parisse Brevemente risplendiamo sulla terra, dal titolo del romanzo di Ocean Vuong cattura istanti di un mondo soffuso di ricordi, di mutamenti e rovesciamenti, un universo di natura e di oggetti familiari che perdono i contorni per sopravvivere come desiderio di purezza e atto di resistenza.
Rami di alberi a cui il vento affidava i suoi racconti, pietre che furono una volta casa, vetri sottili e fini porcellane che ritmavano i momenti del quotidiano e del conviviale, sono bloccati in un movimento atmosferico imperituro. I oggetti di Gianna Parisse continuano a scrivere le proprie asperse, inaccessibili e abbacinanti storie, muti o forse dimentichi di un passato affiorante in piccole schegge di ricordi, e forse già perduto in nuove narrazioni e cicliche progressioni stagionali. Realizzate con lo scanner che consente all’artista di catturare il dato atmosferico e trasfigurare la realtà in una frontiera dell’immaginale, le opere fotografiche sono meditazioni attorno ad un intimo colloquio con la forza dell’esistere.
Parisse compone e delinea una poetica contemplazione di ciò che resta in una evanescenza, respirata nel candido dolore della scomparsa.
Custode e testimone quasi inconsapevole di un prima appartenente alla dimensione antropica, la materia naturale rompe e rifonda il suo legame con l’umanità, come fanno le gemme su un tronco, come fa l’ombra che orla le scalfitture delle pietre, mentre la materia oggettuale segna la fragile, inafferrabile e perseverante consistenza della realtà nel lento transitare del tempo. Sperduti nel bagliore, vasellame, alberi e pietre di costruzione «diventano le miniature di un mondo» risplendente, ultimi fulgori infranti consegnati alla leggerezza, che ora condensano una materia cosmica, si fanno limine tra abisso e immensità, tra aprico e opaco.
Le opere, grandi fotografie e immagini in proiezione, selezionate dall’archivio Mundus, lavoro di indagine, ricognizione e classificazione dei luoghi di Amatrice dopo il terremoto del 24 agosto 2016, si immergono in una essenza memoriale, tripartita in un universo di forze vegetali, minerali e oggettuali.
Nello stato d’animo del paesaggio, ramificazioni senza fronde sono apparizioni di segni provenienti dall’intimo, fratture che fendono l’aria rimanendo unità tremanti in dissoluzione e trasformazione vitale, mentre affrontano il divenire che pare vulnerabile quanto inevitabile. I rami di un melo, nel giardino di famiglia, vincono la lucentezza e l’ombra delle generazioni, offrendosi come sfumatura tormentata e sfuggente, toccano le regioni del tempo e dello spazio conservandone i segreti come una partitura frammentata e interrotta.
Le pietre - un giorno parte dell’abitazione parentale dell’artista - tornano alla propria sostanza di corpi inerti e scissi, in perpetua erosione. Imperturbabili nella loro salda e compatta solitudine, i piccoli blocchi minerali, meteore di un ordine cosmico e archetipi di memoria, rimangono ciechi nella propria forma, custodendo le voci degli anni passati, unite agli echi di una terra che partecipa delle forze sotterranee e al contempo sideree.
Stoviglie antiche, o d’uso comune e familiare, sopravvivono all’usura, ai sommovimenti terrestri, tramutandosi in nuove forme traslucenti, vissute da un’anima poetica che racconta le risonanze sentimentali di una dignità umana insita nell’abitare. Nel funzionamento remoto di un proiettore carousel, tra il suono meccanico e il fascio di luce soffusa, gli oggetti sono ricordi di casa, resi quasi astratti e protetti nell’offuscata ed enigmatica ripresa, che li consegna a uno spazio interiore nel quale ritrovare la dolcezza di una materia conosciuta e intrisa dell’umano.
Nella mostra Brevemente risplendiamo sulla terra Gianna Parisse conduce il fruitore in una profondità fatta di luce, in cui la connessione tra umanità e natura è spezzata, perduta e rifondata nella persistenza di una fragilità che, nell’attimo del suo scintillio, si consegna all’imperituro assoluto della caducità. – Nicoletta Provenzano
La Galleria HEIMAT è lieta di annunciare questa mostra,
Carla Accardi, Marilù Eustachio, Giosetta Fioroni, Titina Maselli, Elisa Montessori, Cloti Ricciardi
a cura di Giovanna dalla Chiesa
28 novembre 2024 – 31 gennaio 2025
(prorogato all'8 marzo)
Questa mostra, ideata da Marilù Eustachio, dunque unica e speciale - perché dedicata a sei artiste straordinarie, sei compagne di viaggio, che hanno segnato l'arte italiana con l’indelebile contributo di idee innovative che, anticipando i tempi, con determinazione e coraggio, hanno saputo valorizzare quell' "altra metà dell'avanguardia", che è l'apporto dell'universo femminile alla storia del nostro tempo.
Sarà l'occasione per ricordare Marilù Eustachio che ci ha lasciato proprio durante la preparazione di questo progetto.
La mostra è stata resa possibile dalla collaborazione di:
Archivio Accardi Sanfilippo
Fondazione Goffredo Parise e Giosetta Fioroni
Galleria Massimo Minini
Galleria Monitor
Archivio Cloti Ricciardi
Un sentito ringraziamento a tutte le persone che hanno partecipato all'inaugurazione, che è stata anche un momento di commemorazione per Marilù. La vostra presenza ha reso questa giornata ancora più speciale. La mostra sarà visitabile fino al 31 gennaio, e chi non ha ancora avuto la possibilità di vederla è il benvenuto a farlo nei prossimi giorni.
Vi aspettiamo!
Arnold Tribus, Fariba Karimi
La Galleria Heimat ha inaugurato l'11 aprile 2024 con la mostra personale di Marilù Eustachio.
Grazie a tutti coloro che sono venuti, siete stati numerosi!
Aperta dal martedì al sabato dalle 11.00 alle 19.00
Vicolo del Cinque 24 Roma